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domenica 6 novembre 2016

Film. Il paziente inglese

 
Direttamente dalle pagine del romanzo “Il paziente inglese”, nel 1996 uscì  il film omonimo di Anthony Minghella, vincitore di nove premi Oscar, 6 BAFTA e 2 Golden Globe (quest'anno si festeggiano i suoi primi 20 anni), e anch’esso, come il libro, racchiude continui flash back e difficilmente si può seguire con leggerezza. Questa particolarità non sminuisci la pellicola giudicandola in senso negativo, al contrario attribuisce un surplus positivo al risultato finale. E come capita nel mondo del cinema, alcune scene divergono dal romanzo e il fatto di aver visto per prima il film, nel complesso mi ha aiutata a leggere il libro con più scioltezza. Anche se conosco a memoria alcune battute, o almeno mi ricordo alcuni pezzi perché l’avevo guardato più volte e più volte in lingua originale per esercitarmi quando studiavo l’inglese, rivederlo mi riempie ancora di emozioni come la prima volta.
La prima volta che lo vidi, se non ricordo male, era nell’estate del 1998 in un cinema all’aperto in una chiesa sconsacrata e senza tetto, e mi rapii subito dalla prima scena.
Ricordo lo sguardo di alcuni spettatori all’uscita della chiesa, prestata per l’occasione al cinema, tale da segnalarmi il fatto di aver visto una pellicola particolare senza vie di mezzo, ovvero o si ama al primo istante o non si afferra il senso della storia.

 

Mentre alcuni  spettatori presenti in sala lo giudicavano pesante per i ripetuti accavallamenti delle storie riferiti a due periodi, il presente e il passato dei protagonisti, e due zone geografiche, l’Italia e il Nord Africa, io, al contrario, in quel momento pensai al classico film da rivedere per poter cogliere appieno ogni istante della storia raccontata: in quel momento non immaginai minimamente che l'avrei usato per esercitarmi quando studiavo la lingua inglese.

Il paziente inglese è un film che ho amato moltissimo, e mi rincresce solo il fatto che il regista e lo sceneggiatore abbiano tralasciato, per non dire svuotato ingiustamente la storia di Kip l’artificiere; mentre nel libro emergono pensieri politici sul colonialismo, sulle difficoltà del suo lavoro e sul problema delle mine antiuomo e ben documentata, nel film sopprimendo i suoi pensieri e annullando quelli del fratello che fece delle scelte diverse rispetto ai suoi coetanei, Kip emerge come un personaggio minore.

 
 
   
 
 Il trailer
 
 
 
 
 
Clip e ... frasi
 
 
  

Katharine: Why did you follow me yesterday?
Almáshy: I’m sorry, what?
Katharine: After the market, you folowed me to the hotel
Almáshy: I was concerned. A woman in that part of Cairo, a  european woman. I felt obliged to
Katharine: You felt obliged to?
Almáshy: As the wife of one of our party
Katharine: So why follow me? Escort me, by all means. But followe me is predatory, isn’t it?

  


 
 
Katharine: Why did you hate me?
Almásy: What?
Katharine: Don't you know you drove everybody mad?
Almásy: Shh! Don't talk.
Katharine: You speak so many bloody languages and you never wanted to talk.
Almásy: You're wearing the thimble.
Katharine: Of course. You idiot. I always wear it. I've always worn it. I've always loved you!
 
  
 
Colonna sonora e ... frasi
 
 
  
 

La colonna sonora è indimenticabile e piena di emozioni,  in ogni pezzo si identifica e si ricorda ogni singola scena.

Ad esempio il pezzo “Szerelem Szerelem” cantato da Márta Sebestyén ricorda la scena dove Almásy prende in giro Katharine:

 
Katharine: What is this?
Almáshy: It’s a folk song
Katharine: Arabic
Almáshy: No, it’s Hungarian. My doika sang it to me when I was a child growing up in Budapest
Katharine: It’s beautiful, what’s it about
Almásy: Szerelem means love. And the story, well, there's this Hungarian count. He's a wanderer, a fool and for years he's a quest for, who knows what! And one day, he falls under the spell of a mysterious English woman, a harpy, who beats him and hits him.  He becomes her slave, and he sews her clothes … Stop it! Stop it! You're always beating me!
Katharine: Bastard! You bastard, I believed you! You should be my slave.

 
Szerelem szerelem di Márta Sebestyén
 
 
 
Oppure le canzoni “Cheek to cheek” di Irving Berlin e “Wang wang blues” di Leo Wood ricordano la scena con Hana, Caravaggio e Almáshy che mostra le sue sorprendenti conoscenze musicali:

 
Caravaggio: The questioni is, who wrote the song?
Almásy: Irving Berlin for “Top Hat”
Caravaggio: Is there song you don’t know?
Hana: He sings all the time. Did you know you’re always singing?
Almásy: Yes, I’ve been told before
…. Ascoltano un altro pezzo musicale …
Almáshy: “Wang wang blues”
Caravaggio: You’re incredibile!

 
 
Cheek to cheek di Irvin Berlin
 
 
 
Wang wang blues di Leo Wood
 
 
 
 
Scheda del film:

Titolo: Il paziente inglese;
Regista: Anthony Minghella;
Attori: Ralph Fiennes (Laszlo de Almásy), Kristin Scott Thomas (Katharine Clifton), Juliette Binoche (Hana), Willem Dafoe (David Caravaggio), Colin Firth (Geoffrey Clifton), Naveen Andrews (Kip), Julian Wadham (Madox);
Musica: Gabriel Yared;
Produttori: Miramax;
Anno: negli USA nel 1996, in Italia nel 1997;
Durata: circa 160 minuti; 
Genere: drammatico, romantico, avventura

 
Se ti interessa leggere il post sul libro "il paziente inglese" di Michael Ondaatje, guarda QUI, oppure il libro "Sahara sconosciuto" di László E. Almásy guarda QUI
 


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